Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Roth Philip
Titolo: Il complotto contro l'America
Editore: Einaudi 2005
Philip Roth in questo romanzo un po' autobiografico e un po' fantastico si conferma il miglior scrittore americano vivente. La storia raccontata, quella della sua infanzia di bambino ebreo a Newark, negli anni quaranta, si incontra con la fantapolitica: si immagina che il celebre trasvolatore Lindbergh, filonazista, soatenuto dalla Germania hitleriana, riesca a battere Roosvelt e a diventare presidente degli Stati Uniti, con le conseguenze romanzesche che la fantasia si Roth si diverte a creare: la deportazione e persecuzione degli ebrei, ad esempio, di cui fa le spese la sua stessa famiglia. Poi però le cose si risistemano, e si torna alla realtà, l'America rinsavisce, l'esperimento Lindbergh fallisce. I messaggi che ci manda l'autore sono molteplici, complessi ad essere riassunti, ma colpisce l'analogia con molti aspetti delle società odierne e degli attuali partiti al potere: non si può non pensare a Bush e ai newcon, e la lettura del romanzo ci invita alle riflessioni più amare sui pericoli che la democrazia corre in ogni momento della storia.
La qualità narrativa di Roth, la sua lingua, la ricostruzione degli ambienti e delle dinamiche sociali sono come al solito straordinarie.

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